Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e analizzare il nostro traffico. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze.
Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie, in caso contrario è possibile abbandonare il sito.

THE FOOD INSULIN INDEX – DIABETE DALLA CARNE?

AddThis Social Bookmark Button

In questa sede e nelle ricerche sull'alimentazione dell'ultimo periodo si è parlato spesso del problema dell'INSULINA, ormone finalizzato ad incorporare lo zucchero nelle celle rimuovendolo dal sangue, il che però può portare con se diverse problematiche:

  • qualora se ne attiva troppa insulina apportando troppi carboidrati dall'alimentazione e le cellule riducono la sensibilità nei suoi confronti e cresce la glicemia fino al diabete vero e proprio

  • un eccesso di insulina crea fasi di ipoglicemia colmati con un esagerato appetito verso altri zuccheri e l'innalzamento dell'ormone CORTISOLO nel surrene, ormone di stress e lotta, il quale perdendo questa caratteristica  rimanendo alto oltre modo e senza ribassi normali nella sua circadianità, crea ulteriori problemi

  • l'insulina come anche il cortisolo che agiscono in società indeboliscono l'immunità, creano depositi di grasso e sono coinvolti nella arteriosclerosi.

Quindi è intenzione di un alimentazione attenta di tenere sotto controllo questo meccanismo.

Ora, si discutono diversi parametri per contenere i fattori che sono alla base della secrezione dell'insulina.

Un fattore riguarda il carico glicemico degli alimenti e quindi la quantità di zuccheri o amidi ivi contenuti.

Un altro fattore è chiamato indice glicemico, che descrive la velocità e facilità, con le quali glucidi vengono assorbiti dal corpo. Cerali integrali hanno un indice glicemico minore di zuccheri semplici e sono favoriti per contenere i'iperinsulinemia.

Filtrando tutta l'alimentazione per questi due fattori, si evince l'oppinione che proteine di varia origine e grassi non possano essere in grado di favorire l'innalzamento dell'insulina. Ma?

Ora si è aggiunto  un terzo fattore: l'indice insulinco ( FOOD INSULIN INDEX) che purtroppo segna una crescita dell'insulina anche in seguito all'apporto di proteine e del glicerolo degli acidi grassi. Si sono classificati in seguito alimenti proteici più o meno insulinogeni ed è da costatare dalle tabelle che stanno a disposizione che una bistecca di manzo e del pesce può superare l'indice insulinico anche della pasta. Al massimo lo stimolano i latticini magri.

 

Importante sottolineare è che questa secrezione insulinica non segue la neoglucosintesi dalle proteine in caso di digiuno o per smaltire un eccesso di proteine in circolo, ma che si tratta appunto di una conseguenza primaria di certe proteine costituiti di certi aminoacidi assunti in un contesto senza il sufficiente grasso e senza vegetali con le loro fibre.

Altra trappola in soggetti predisposti ( tanti prediabetici e diabetici ) possono essere i grassi, che rendono insensibile il complesso GLUT-4 - Insulina, destinato a fare entrare il glucosio nelle cellule. Il glucosio a questo punto prende la strategia della solita alimentazione in base ai carboidrati insulinici, rovinando l'assetto glucidico e lipidico

La discussione di questo nuovo quesito è ancora aperta.

L'indice insulinico alto in un alimentazione troppo ricca di proteine e/o di grassi in soggetti predisposti e in assenza del giusto contesto di fibre vegetali potrebbe spiegare i problemi che accusano nei vari forum i probanti che seguono alla lettera le prescrizioni della dieta paleontologica come a.e. nel Life – 120, rammentando iperglicemia e iperlipidemia   che non si riescono aggiustare in alcun modo.

Un rimedio può essere di ridurre nell'alimentazione paleontologica l'apporto di proteine o grassi (ipocalorico)  a favore di vegetali  o di reintrodurre il glucosio in modo alternato e misurato . Conta molto l'attività fisica. 

Riflettendo sulle nostre origini, è certo che il concetto della ricchezza della base vegetale si avvicina più alla realtà di milioni di anni di vita paleontologica, perché quest'era fu determinata dalla facilità di approvvigionarsi di verdure piuttosto di carne e altre proteine animali. Ecco il risvolto per il nostro codice genetico che definisce il nostro fabbisogno. 

L'abbandono dello zucchero - fine dell'alimentazione paleontologica e pieno di senso e logica metabolica - può essere non possibile per chi ormai si è ridotto con la dieta precedente durata anni a uno stato di ridotta sensibilità dell'insulina.

Pazienza e ognuno deve trovare la sua via individuale senza preconcetti e senza seguire troppo a teoremi generalizzanti!!