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Vaccinazione si o vaccinazione no??

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Sembra prestarsi quest’argomento per discussioni, che non vogliono finire mai e di post, blog ed articoli più o meno scientifici, che argomentano con cifre, percentuali e tendenze, difficilmente da convalidare o da confutare.

Sembra avverarsi la frase: "Credo solo alle statistiche che ho personalmente falsificato" [Winston Churchill], perché leggendo articoli, sia essi  promuovano il pro o il contra, tutti vantano di aver tutte le certezze in mano.

Sono arrivato alla conclusione, che non voglio più commentare questi dogmi, a meno che non si tratti di storture eclatanti.

Ma d’altronde ci deve essere la via per crearsi un’opinione a cui seguire, innanzitutto quando si tratta di decidere se vaccinare o meno i propri figli e famigliari.

Ora, quella che invece è certa, è la seguente classificazione degli interventi medici possibili:

-   l’indicazione per un intervento o una terapia medica è assoluta, qualora non c’è scampo, la necessità è inconfutabile, altrimenti seguono danni irreversibili o la morte. Esempio è l’appendicectomia nel caso di appendicite acuta con rischio di perforazione; la laparotomia in caso di addome acuto da ostruzione intestinale ecc ,a cui non si è potuto rimediare in modo conservatorio;  l’osteosintesi di fratture instabili, che non si prestano ad essere contenute con steccatura ; la terapia antibiotica in caso di polmonite ecc;  esempi ce ne sono tanti.

- l’indicazione per un intervento o una terapia medica è considerata relativa, quando esiste la possibilità di un approccio non invasivo accanto a quello invasivo con probabilità di successo maggiore o identico e con un margine di effetti collaterali nettamente minore . Esempio sono tutte le terapie funzionali che hanno nel tempo sostituito le operazioni dei legamenti, delle ernie di disco intervertebrale, delle scoliosi ecc; le terapie omeopatiche che riescono attenuare con grande successo infezioni quali tonsillite, otite, bronchiti ecc,  per la terapia delle quali  in passato e purtroppo anch’ora spesso si ricorre alla prescrizione di antibiotici;  la terapia medica della gastrite cronica, che ha sostituito in larga parte la resezione parziale dello stomaco; ecc.

-  la prevenzione è quell’ approccio che vanta di poter evitare peggioramenti della salute con il passare del tempo. Metodi preventivi riguardano livelli molto diversi:

- iniziano promuovendo cambiamenti dello stile di vita,

-  implicano la prescrizione di farmaci ed integratori e

- comprendono persino interventi chirurgici, in parte di entità eclatante come nel caso dell’ablazione dei seni dell’attrice Angelina Jolie, portatrice di un forte rischio di ammalarsi di cancro.

Principio di fondo di ogni  intervento medico è la richiesta di un alta probabilità di successo in sintonia con un margine di effetti collaterali più basso possibile.

Quindi sia il medico sia il paziente si rendano conto di questo postulato, qualora esistano le condizioni per la sua realizzazione. In casi estremi è possibile, che tali condizioni non sussistano, come in guerra, sciagure di ogni tipo, mancanza di mezzi ecc. , ma generalmente vige la legge dell’adeguatezza e dell’equilibrio dei mezzi in confronto  al bene, in questo caso la salute, da salvaguardare.  

Torniamo al vaccino. In base a queste considerazioni, è legittima la diffusione anche su larga scala di questa terapia?

Seguendo i dati epidemiologici, ossia la storia della diffusione delle malattie infettive, di un paese europeo come l’Italia, è facile rendersi conto e sembra altresì indiscusso, quanto il miglioramento delle condizioni di vita degli ultimi 50 anni abbiano modificato profondamente il rischio di ogni individuo ad ammalarsi. D’altronde è dubbio e scientificamente non con certezza dimostrabile, quanto significante sia il contributo delle vaccinazioni in merito alla scomparsa o riduzione delle malattie.

L’epidemiologia, quindi la documentazione dei dati storici, non mente. Interpretazioni di benefici o svantaggi di    interventi medici si prestano  invece benissimo ad atteggiamenti ed idee soggettive di svariate origini.

Esempio di una valutazione dubbia è l’imposizione del vaccino antitetanico inserendolo addirittura fra i vaccini d’ obbligo,vista la riduzione del tetano a livelli praticamente non da prendere più in considerazione :

 negli anni 2001-2006 dai dati dell'ISS, un'incidenza dell'infezione da tetano nella popolazione prevalentemente non vaccinata è pari a 2,5 casi per milione. Ciò significano 263 casi su 106 milioni di soggetti non vaccinati.

 ( http://www.epicentro.iss.it/problemi/tetano/epid.asp. )

 Invece il rischio di vita o invalidità permanente é 3,7 su 1 milione, così come riportato dal rapporto dell'ISS  ( Sorveglianza post-marketing delle vaccinazioni nei primi due anni di vita (1999-2004) .

D’altro canto è la vaccinazione non solo fonte di presunta sicurezza ma anche di malattie e morte.

Leggendo anche solo i fogli d’istruzione di ogni vaccino oppure indagando su fonti governative e della FDA (USA) c’è da mettere le mani nei capelli. Si accettano tranquillamente 1 / …  casi di effetti collaterali anche gravi, visto che sarebbe senso comune indiscutibile, che il valore del vaccino sia da considerare sacrosanto.

 (http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2001/08/18/vaccine-myths.aspx )

Non voglio entrare nella quantificazione di questo rischio, si trovano pubblicazioni a milioni che sostengono o l’assoluta innocuità della vaccinazione o riportano migliaia di casi di vittime dopo essere vaccinati.

Ricapitolando dovrebbe essere sufficientemente chiaro per chiunque , che voglia usare questa discussione da base decisionale che:

- Il rischio di ammalarsi oggi della maggior parte delle infezioni, che in passato avevano una brutta fama, non esiste praticamente più, oppure le malattie hanno perso in genere la  cattiva prognosi del passato.

- la vaccinazione di massa poco ha contribuito a questa inversione di tendenza

- ogni vaccino ha il suo rischio, che viene anche accettato dalle autorità  ed è difficile da prevedere, da prevenire, da estimare in termini percentuali e quantitativi. Ci sono fonti , che attribuiscono a certi vaccini un rischio maggiore della malattia da prevenire.

Conclusione per una qualsiasi persona presa dal buon senso:  

Se si fa il rapporto fra il rischio remoto di ammalarsi ad oggi  di malattia infettiva epidemica e il rischio altrettanto piccolo (?) di ricorrere alla vaccinazione, quindi accettare di farsi  iniettare un medicinale con un rischio anche piccolo per evitare una malattia più che rara, in termini di probabilità si aumenta il rischio di danneggiarsi, perché il medicinale ingerito con il suo spettro in parte anche dannoso ormai c’è e fa effetto.

E se si considera la contrapposizione degli interventi medici ( quanto di sopra), un procedimento di pura prevenzione in confronto a un agente improbabile con dei medicinali che con certezza  aumentano il rischio di essere danneggiato anche seriamente,  non può essere accettato in termini di etica medica!