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Il farmaco - dipendenza, pseudofede, consumismo

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La gente comune dei paesi occidentali possiede un atteggiamento acritico in confronto del farmaco, quasi una fede nelle possibilità della chimica di aggiustare i suoi disturbi quotidiani. La pubblicità e l'indottrinamento dei media negli ultimi 30 anni hanno avuto un completo successo nello stravolgere la cultura tradizionale dei paesi ed di rendere la gente comune passivi consumatori acritici e succubi.

Il farmaco è un bene culturale, che, scelto e dosato con    oculatezza può servire tantissimo. Ma deve rimanere solo una parte dello spettro terapeutico globale e non gli spetta il ruolo predominate dei tempi di oggi. 

È un bene culturale, il farmaco. Quello che va criticato, l'abuso, la mala indicazione, la falsa fede di dover ricorrere a un farmaco ad ogni problema.

Il farmaco fa parte anche della medicina integrativa, ma in modo sensato ed integrato in un concetto di salute più ampio.

Altro motivo per questo deterioramento mentale, il consumismo sfrenato di farmaci, della dipendenza dal concetto del farmaco stesso,  è la contestualità storica negli anni 50 - 60 del secolo scorso del boom economico, accompagnato da forte positività emozionale delle persone, con la comparsa appunto di medicinali, che promettevano di ridurre fastidi, di poter indisturbatamente partecipare alla vita della società senza doversi occupare della propria salute, ecc . Questi ricordi sono fermamente ancorati nella filosofia del popolo e restii ad ogni discussione, ogni richiamo a cautela e criticità in confronto di uso ed abuso di farmaci, tant'è vero, che il medico che cerca di frenare il consumo farmacologico del paziente, viene da esso considerato poco efficiente e antidiluviano. Contano nemmeno i risultati recenti, che dimostrano quanto siano stati sbagliate certe terapie, quanto siano stati gli effetti indesiderati e quanto si siano dimostrati obsoleti certi farmaci sviluppati in quell'epoca. 

Persino gente che sembra essere cosciente, moderno ed informato spesse volte cede alla seduzione dell'effetto immediato dell'antidolorifico, delle promesse della chemioterapia e quant'altro. La mente umana evidentemente è più influenzata da preconcetti emozionali che da ragionamenti, analisi, prove scientifiche ecc. L'industria questo lo sa!!

Quest'analisi rientra in una valutazione più generica e aiuta svelare, quanto l'emozionalità determina l'assorbimento e ancoraggio di nozioni, idee e verità presunte tali. E' infatti estremamente difficile anche per il soggetto intellettuale di essere assolutamente consapevole e di non cadere nella trappola della propria emozionalità, del colorito dei ricordi dei fenomeni paralleli, che influenzano la percezione.