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La lombalgia

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La lombalgia

 
 
La lombalgia

7 comuni cause di mal di schiena

Il mal di schiena è un grosso problema che affligge buona parte della popolazione: non siamo però obbligati a soffrire senza fare nulla.

Dr. John Williams D.C.

Il mal di schiena o lombalgia è un problema che affligge un numero crescente di persone nel mondo sviluppato ed è il problema sanitario che consuma più risorse economiche in costi terapeutici e in termini di giornate lavorative perse. Il mal di schiena può interessare chiunque, a qualsiasi età, in qualsiasi fascia socio-economica, e dato che è causato soprattutto da problemi biomeccanici, colpisce sia lo sportivo che il sedentario.
Numerosi possono essere i motivi scatenanti della lombalgia o della lombosciatalgia e di solito sono legati a più fattori. Prima di approfondirli, è bene conoscere la terminologia con cui il paziente si “scontra” durante le varie visite mediche.
Per capire meglio il significato di certi termini, farò riferimento al vocabolario medico Dorland’s Medical Dictionary (26th edition). Lombalgia, sciatalgia, cervicalgia o qualsiasi altra algia sono sinonimi di dolore e non possono essere considerate diagnosticamente cause di un problema, ma sintomi prodotti da queste stesse. Una efficace diagnosi del problema deve permettere di individuare il motivo per cui si manifestano questi sintomi ed è questo motivo o causa che va affrontato ed eliminato per ristabilire il normale stato di salute dell’organismo. L’artrosi è un’altra “malattia” spesso incolpata per fastidi legati agli arti e al movimento, ma esattamente che significa? Secondo Dorland’s, l’artrosi è definita come:
1 - un’articolazione;
2 - una malattia di un’articolazione Sembra un po’ vago scritto così, quindi sarà meglio approfondire la conoscenza dell’articolazione e contemporaneamente essere più specifici riguardo le possibili cause e l’eventuale esito (prognosi) dell’artrosi. Innanzitutto, dato che l’artrosi fa riferimento a un’articolazione, sembra evidente che qualunque cosa possa causare una disfunzione articolare potrebbe provocare un’“artrosi”. Ogni articolazione (il luogo di unione tra due o più ossa) ha dei precisi piani di movimento che devono essere liberi e simmetrici per mantenere la giusta funzione articolare: considerando che i muscoli sono le strutture che fanno muovere le articolazioni, e i legamenti conferiscono loro stabilità, sembrerebbe logico presumere che qualsiasi problema biomeccanico – anche remoto – è in grado di causare dolore e artrosi. Capito questo concetto globale, diventa difficile credere che un farmaco antinfiammatorio potrebbe essere INDICATO per l’artrosi ed essere utilizzato come trattamento primario per delle cause complesse, ignorando così la normale funzione del corpo e ciò che l’ha fatto perdere.
I maggiori benefici per il paziente si avrebbero se il sistema neuro-muscolo-scheletrico fosse valutato nella sua globalità e fatto quindi funzionare ai massimi livelli possibili. Ciò è particolarmente importante per la prognosi dell’artrosi, che diventa un problema degenerativo cronico se l’articolazione continua a lavorare in modo errato, anche dopo che la sintomatologia si attenua.
 
7 comuni cause di mal di schiena
  1. anomalie congenite
  2. sindrome delle faccette posteriore (infiammazione delle articolazioni posteriori delle vertebre)
  3. trauma
  4. sindrome sacro-iliaca (acuta, dolorosa disfunzione delle articolazioni tra le ilei o bacino e il sacro)
  5. stenosi (restringimento del canale vertebrale, che può essere congenito o dovuto a processi degenerative)
  6. ernia del disco: questa è forse la diagnosi più frequente e più temuta riguardo al mal di schiena o lombosciatalgia, ma secondo la mia opinione è spesso errata o sopravvalutata. Vorrei spiegare meglio perché una simile diagnosi non deve essere necessariamente una condanna, ma può essere gestita e superata con metodi conservativi quando è applicata una visione olistica. Per cominciare, si deve capire la biomeccanica locale del disco, cioè il comportamento normale del disco nelle condizioni statica e dinamica. Il disco intervertebrale nella condizione statica serve principalmente da spessore per mantenere la giusta distanza e il corretto orientamento delle faccette articolari, e come ammortizzatore per le varie pressioni subite dall’organismo. Ma il disco è soprattutto una parte essenziale dell’unità mobile anteriore della vertebra: non è casuale, infatti, che esistano i dischi intervertebrali, o che un disco sia composto da due distinti componenti, l’anello fibroso e il nucleo polposo. L’anello fibroso consiste di fibro-cartilagine, un tessuto molle ma durevole, che può protrudere anteriormente, posteriormente, lateralmente o in modo circonferenziale, secondo il livello di degenerazione o per ragioni di compensazione. Il nucleo polposo, invece, è sferico, bifido e possiede un certo tono idrico che, con il tempo, tende a diminuire. Queste due strutture sono mobili e attive quando noi ci muoviamo, e lavorano sia per facilitare i normali movimenti che per compensare eventuali disfunzioni biomeccaniche presenti nel sistema neuro-muscolo-scheletrico. Per questo motivo quando si legge una TAC o risonanza magnetica, molto spesso si scambia la normale funzione del disco per una patologia. Quindi, nonostante un esito positivo di uno dei suddetti esami, e pur in presenza di forte dolore, conviene sempre provare una terapia conservativa che può ottenere il ripristino della normale funzione dell’organismo. La Chiropratica, per esempio, tramite un’analisi approfondita del sistema neuro-muscolo-scheletrico, è in grado di individuare molte delle concause funzionali che hanno portato il paziente a una situazione di scompenso e aiutare in modo conservativo l’organismo a funzionare correttamente. La chirurgia, anche in quei casi in cui sembri l’unica soluzione, è sempre un intervento invasivo che causa un’accelerazione delle degenerazioni della colonna vertebrale. Ci sono diversi tipi di interventi chirurgici, alcuni dei quali hanno conseguenze minori, ma anche quelli considerati poco invasivi come gli interventi con il laser e la chimopapaina, distruggono il nucleo polposo, rovinando le funzioni di compensazione e facilitazione del disco, e portando a una perdita di movimento e a un’accelerazione della degenerazione della stessa unità mobile e di quelle superiori. Farmaci e riposo non hanno alcuna caratteristica correttiva perché sono mirati ai soli sintomi e non a restaurare una funzionalità normale.
  7. alterazioni dei normali sistemi biomeccanici: è la causa più importante del mal di schiena ed è una concausa di tutti gli altri fattori già citati. Non va considerata solo la funzione del disco, ma anche il fatto che i movimenti del disco dipendono dalla corretta funzione di tutto il sistema biomeccanico del corpo: è importante capire che tramite precise catene biomeccaniche, problemi remoti che hanno origine per esempio in bocca, alla spalla, nel piede ecc., causano degli adattamenti anche ai livelli L4-L5, L5-S1, dove si riscontrano protrusioni (funzionali). In questi casi, la Chiropratica mira non a trattare il dolore o a eliminare solo la protrusione, ma interviene dovunque si trovano alterazioni della normale funzione, correggendo sublussazioni vertebrali e delle estremità, sempre con lo scopo di ripristinare la normale funzione globale. In seguito, è altrettanto importante capire che cosa ha portato a questi disagi. Il chiropratico deve indagare sui molti fattori presenti nella vita quotidiana del paziente per fare sì che i problemi si risolvano. Stress, posizioni errate a lavoro o a letto, squilibri o carenze muscolari, cattive abitudini nutrizionali, danni fisici causati da traumi o precedenti interventi chirurgici sono tutti possibili concause di disfunzione e devono essere affrontati.
Infine, è essenziale il concetto olistico secondo il quale le cause di base possono essere illustrate con un triangolo equilatero. Il primo lato, relativo alla struttura, rappresenta i nostri sistemi fisici come lo scheletro, i muscoli, i nervi, il sistema linfatico e circolatorio ecc. Questo lato può essere legato direttamente a traumi, anomalie congenite, errate posizioni di lavoro, squilibri o carenze muscolari, o cattive abitudini alimentari. Il secondo lato è quello chimico, che può esprimere problemi causati da una cattiva nutrizione, inquinamento atmosferico, farmaci, o qualsiasi sostanza nociva. Il terzo lato del triangolo è relativo alla psiche: diverse forme di stress possono creare problemi in questa sfera.
Il concetto più importante da ricordare è che questi lati sono appunto equilateri, e presentano una forte interazione tra loro che può causare disagi in un lato solamente o in tutti e tre. Il risultato per il paziente è sempre una sintomatologia di dolore, malessere e perdita di funzione.
 
Soffri di lombalgia?
La lombalgia colpisce 80 persone su 100 indipendentemente dall’attività svolta (sedentaria o attiva). Più colpiti gli uomini al di sopra dei 30 anni di età. Nel 90% dei casi ci sono recidive. Nel 60% dei casi non si è in grado di individuare un movimento, un trauma scatenante. Nel 44% dei casi l’episodio acuto si risolve in una settimana; nell’86% dei casi l’episodio si risolve in un mese; nel 92% si risolve in due mesi; nel 35% dei casi la lombalgia recidiverà in una sciatica. Nonostante le diverse attività o professioni, tutte le persone che soffrono di lombalgia sono accomunate da due cose: la posizione seduta prolungata e la graduale diminuzione del movimento effettuato.
La posizione seduta: se mantenuta a lungo, pone la colonna vertebrale in posizione scorretta determinando distorsioni nelle strutture della colonna vertebrale. Le modificazioni che avvengono possono determinare dolore che, partendo dalla zona lombare può “periferalizzare”, allontanandosi dalla schiena lungo l’arto inferiore. Il cambiamento di localizzazione dei sintomi, che vengono percepiti in zone mano a mano più lontane dalla colonna vertebrale, segnala una progressione della distorsione di alcune strutture vertebrali e un peggioramento della situazione.
Un esempio? Fase 1 - Sono seduto in ufficio e inizio ad avvertire un dolore lombare, poi man mano che la giornata va avanti il dolore si sposta più distalmente alla colonna (coscia, ginocchio, polpaccio, caviglia); la posizione seduta, mantenuta a lungo, sta peggiorando la sintomatologia perché il dolore si allontana dalla colonna vertebrale.
Fase 2 - Dopo essere stato seduto a lungo, quando mi alzo, mi sembra che la schiena sia diventata più rigida. Anzi il dolore, passando da seduto alla posizione eretta, aumenta. Che cosa significa? Una struttura si è modificata all’interno della colonna e ha difficoltà a ritornare alla sua posizione originale. L’assoluta incapacità da parte delle strutture distorte di ritornare nella loro posizione fisiologica, impedendo così alla colonna di raddrizzarsi, determina il cosiddetto “colpo della strega”. Come rimediare? Bisogna stare seduti diritti, mantenendo la lordosi fisiologica. Se si sta seduti su una sedia fornita di schienale, la cosa migliore è quella di utilizzare un supporto lombare. È un cuscino anatomico che il paziente posiziona all’altezza della vita e che fornisce una spinta meccanica per mantenere nella schiena la lordosi fisiologica.
 
Come combattere il mal di schiena
Al giorno d’oggi il mal di schiena è uno dei dolori più diffusi; colpisce indifferentemente soggetti giovani e meno giovani, uomini e donne. Dopo i 20-30 anni di età, infatti, una volta persa l’elasticità tipica dell’adolescenza e della prima infanzia, ci si trova ad affrontare questo grave problema. “Colpi della strega”, sindromi cervicali che ci assillano al lavoro e in casa, sono causate, in via prioritaria, dagli errori di postura che si commettono quotidianamente, quasi senza rendersi conto. Con questo articolo cercheremo di sottolineare le situazioni più comuni e di maggiore rischio, che sono la causa diretta o indiretta del mal di schiena.
 
Telefonare: quando le telefonate sono lunghe, è consigliabile non tenere la cornetta tra la mandibola e la spalla, poiché vengono sottoposti a stress i muscoli di collo e spalle, tendini e legamenti. La soluzione più semplice è quella di usare il vivavoce o collegare al telefono una cuffia. Leggere a letto: la posizione più comune, ma anche la più sbagliata, è quella del mettersi a pancia in su con le gambe tese: infatti in questo modo si accentua la curva lombare della colonna vertebrale, e si scarica un peso eccessivo sui dischi intervertebrali della zona. Meglio piegare le ginocchia o, posizione ancora più salutare, appoggiare la schiena a uno o più cuscini adagiati contro la testiera del letto, e sistemare il libro aperto sulle cosce, a ginocchia piegate.
 
Guidare l’auto: è importante, quando si guida, aderire bene con il dorso allo schienale del sedile, utilizzando anche un cuscino “salsicciotto” a livello lombare. Per evitare tensioni muscolari del collo e dei muscoli dorsali, è opportuno poggiare la nuca al poggiatesta. Durante la marcia indietro è meglio non limitarsi a ruotare solo la testa (si finirebbe per sollecitare troppo la colonna), ma compiere un giro completo e ampio, coinvolgendo, nella rotazione, anche le spalle e il torace.
 
Truccarsi allo specchio: per mettersi eye-liner e fondotinta, è meglio non appoggiare il bacino al mobiletto del lavabo con il busto inclinato in avanti: si sottopongono a un irrigidimento i muscoli lombari, soprattutto quando si è poco “sciolti”, come succede di primo mattino. La soluzione può essere quella di non inclinarsi verso lo specchio, e truccarsi a gambe leggermente divaricate, o con un piede appoggiato a uno sgabello.
 
Leggere alla scrivania: appoggiare la testa a una mano, distendersi in avanti sul piano di lavoro o indietro sulla sedia sono gli atteggiamenti sistematici ed errati che compiamo più di frequente. È consigliabile, davanti alla scrivania, tenere la schiena dritta, i gomiti e gli avambracci appoggiati al tavolo, per alleviare lo sforzo della colonna.
 
Sollevare un peso da terra: nonostante sia stato ripetuto da più parti, si tende a raccogliere un oggetto da terra piegando la schiena, quando, invece, si dovrebbero piegare le gambe. Infatti, in questo caso, una parte rilevante del peso verrebbe assorbita dai muscoli delle gambe. È importante sottolineare che l’oggetto sollevato deve essere aderente al busto, e non staccato, e mai al di sopra della vita.
 
Stirare: stare in piedi per stirare sicuramente stanca la schiena, il collo e le spalle. Per alleviare il dolore è bene tenere il mento leggermente piegato in basso, e il collo un po’ all’indietro, cercando di non far sporgere il sedere in fuori. Ancora più utile uno sgabello su cui poggiare alternativamente i piedi.
 
Fare le valigie: esiste il rimedio anche per la scorretta posizione che assumiamo quando si fanno le valigie. Generalmente si piega la schiena in avanti per appoggiare le camicie, le magliette e le gonne. In realtà è opportuno piegare una gamba, appoggiando un ginocchio a terra e portando spalle e testa all’altezza della valigia; o, più semplicemente, aprire la valigia su qualcosa di più alto, per esempio un tavolo, per non abbassarsi così di frequente.