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Medicina integrativa

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Indirizzo delle mie attività è il paziente insoddisfatto delle sue esperienze fatte finora con la medicina tradizionale, il dolore in varie parti del corpo – acuto e cronico, le sindromi complesse spesso considerate di origine psicosomatica e invece magari indotto da focolai nascosti, intolleranze di vario genere, difetti posturali, dell’occlusione e poi anche la psicosomatica.

 Al mio parere con tutti gli accertamenti, che oggi abbiamo a diposizione negli ambienti specializzati, non bisogna accantonare la totalità dell’essere umano. Non naturopatia ma generalità includendo tutte le risorse terapeutiche accessibili, dovrebbe essere il leitmotiv della medicina di oggi, piuttosto della tendenza alla sub specializzazione, che è diventata l’anima della medicina moderna. Questa sarà capace di gestire mali acuti, infarti e fratture molto meglio che in tempi passati, ma cosa ci da quando c’è cronicità, sindromi precliniche, indebolimenti non ancora riscontrabili in laboratorio?! 

 Bisogna suddividere la carriera della persona, che si trova sulla via ad ammalarsi, in 3 fasi:

 1. La saluteRisatona – anche se relativa, dipendente dal punto di vista. Comunque l’individuo si trova nel pieno possesso delle sue capacità fisiche, psichiche, funzionali, energetiche e spirituali

 2. La fase preclinicaIndeciso: la persona non sente niente oppure accusa disturbi, che non sono di interesse vitale:

 – c’è, chi sta benone, beve, fuma, si sovraccarica in ogni modo con lavoro, stress, sport, svaghi ecc, è pieno di endorfine, quasi “high” di continuo. Accertamenti medici magari non trovano riscontro patologico, e poi, all’improvviso ha l’infarto, cancro o muore di colpo. Cos’è successo? Sia per mancata sensibilità, sia perche era drogato dalla quantità degli stimoli, a cui si era costantemente esposto, o dalle endorfine proprie – le sostanze simili alla morfina, che produce il sistema nervoso sotto l’influenza di dolore, stress, patimento qualunque, con l’intenzione a non soccombere, gli mancavano i sintomi soggettivi d’allarme, che gli avrebbero indicato la necessità ad intervenire.

 - Gli altri magari patiscono da tanto tempo con una miriade di sintomi, considerati non seri, che si possono ancora nascondere con antidolorifici, antiinfiammatori, tranquillanti, sonniferi, antistaminici, anti… Ad ogni modo non se la sentono o non ci arrivano con il loro proprio stato di coscienza a dover cercare la causa dei loro malanni, preferiscono continuare a non reagire, si rimbombano con farmaci, droghe o distrazioni di ogni genere, piuttosto di ristabilire un’esistenza degna.

 3. La terza fase è caratterizzata dalla malattia conclamataTriste. Adesso si svegliano tutti: pazienti e medici, bisogna finalmente fare sul serio, tagliare e amputare, ricanalizzare, circoscrivere, sterilizzare. Purtroppo spesso è tardi, le statistiche epidemiologiche dimostrano esiti miserabili nonostante tutti gli sforzi fatti, i soldi spesi, le sofferenze recate al povero paziente, che già stava male a sufficienza. 

 Due esempi parlano chiaro:

- 20 anni di cura dei tumori (solidi) senza un vero progresso, si muore come prima, ma si soffre di più

- La cura dell’infarto cardiaco nella fase acuta con i metodi della cardiologia intervenzionale, adoperati in tempo utile, ha portato dei benefici in merito alla sopravvivenza primaria; ma tutto lo “stenting” (posizionamento di tubicini nei vasi obliterati) e la terapia farmacologica intensiva non ha aumentato la sopravivenza del cardiopatico a lungo termine!!

Bene. La medicina integrativa si rivolge:

1. al sano, proponedogli la prevenzione in senso lato, acquisire la conoscenza, di come vivere sano.

2. al soggetto in fase preclinica, per mostragli la via verso la vera guarigione, portalo sulla via della dignità e il rispetto per la propria vita, che è il primo valore nell’esistenza umana, aiutarlo, a poter abbandonare i vari vizi e le abitudini negativi

3. al malato, per integrarsi con le altre terapie proposte. Esempio glorioso è la terapia aggiunta biologica del cancro, che forse non aumenta più necessariamente il tempo della sopravivenza, ma comunque fa stare molto meglio il malato fino alla fine inevitabile.