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L'energia vitale e la sua variazione durante la vita

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L'energia vitale è la forza dentro di noi che ci fa vivere, magari anche stare bene o quando è ridotta, di patire per sopravvivere. 

Di certo l'energia vitale non può essere uguale in tutti gli individui, già il punto di partenza varia in base alla genetica, alle condizioni della nascita, dalla salute dei genitori. Però esiste una statistica sullo sviluppo mediano dell'energia vitale nella popolazione, rappresentata nel seguente grafico:

 

L'energia vitale dalla nascita cresce verso l'età di trent'anni in quasi tutti gli individui in modo costante tranne in un piccolo scarto di persone, che per cause genetiche ed altre sono destinate a morire presto. 

Questa crescita della forza di vita è indirizzata al mantenimento della specie, ai trent'anni l'uomo medio ha prodotto la sua progenie, i figli, che ancor'oggi almeno nei paesi del terzo mondo già a loro volta si sono moltiplicati,  il capo stipite perde la sua importanza di sorveglianza e dal punto di vista della successione se ne può andare. Nei tempi passati e ancor'oggi nei paesi a basso standard la moria della generazione dei genitori comincia appunto ai trent'anni.

La considerazione chiave quindi è il presupposto, che l'aumento dell'energia vitale fino ai trent'anni prescinde  dalle condizioni di vita, quasi tutti ci arriviamo a quest'età, ma taluno dopo si spegne, altri si ammalano, altri ancora invece mantengono la loro forza, accumulata ai trent'anni fino ai cinquant'anni.

Queste variazioni ora dipendono del tutto dalle condizioni di vita nei primi trent'anni di vita. C'è chi vive a seconda delle sue esigenze biologiche, mangia e beve sano e non si intossica, manterrà la sua energia fino ai cinquant'anni. C'è al contrario chi o non trova nel suo ambiente condizioni favorevoli alla sopravvivenza o chi le trova ma non le adopera, il giovane del mondo occidentale, che se ne frega, non bada alla salute ma agli sfizi, tanto, non si accorge, e arriva all'età fra trenta e cinquant'anni con una sindrome da indebolimento energetico, soggetto alla medicina di riparazione. 

Oltre il limite dei cinquant'anni il declino è obbligatorio e ancora dipende il grado di deterioramento delle condizioni fisiche dalla vita fatta in precedenza e soprattutto nei primi trent'anni.

Questa visione purtroppo nel mondo d'oggi, che vive il momento e si fida delle capacità di riparazione della medicina, difficilmente si riesce trasportare alla gente giovane, perché soggettivamente  non sentono ancora i segni dell'indebolimento futuro, e innanzitutto sono persuasi dalla pubblicità che esprime la filosofia della vita capitalistica, che comunque tutto sia fattibile, ricuperabile, acquistabile con i soldi, anche la salute e la longevità. 

L'epidemia delle malattie croniche ci insegna purtroppo il valore fittizio di questi presupposti.